Bossetti non è colpevole…

Bossetti Yara

Non lo è leggendo proprio le carte processuali che lo incriminano. Sembra paradossale vero? Ebbene, dalle carte emerge che NON C’E’ NESSUNA PROVA che l’assassinio di Yara Gambirasio sia Bossetti. Nessuna. L’indizio eletto a prova, la prova regina, è il DNA ovvero la minuscola traccia ritrovata sugli slip della vittima. Un DNA che sarebbe rimasto su un corpo esposto agli agenti atmosferici (noti per la loro facoltà di degradare il DNA) per 3 mesi, con un DNA mitocondriale non compatibile col DNA nucleare (il che suggerirebbe che ci sia stato un errore o nella metodologia usata o nel prelievo), mischiato ad altro DNA sia di Yara che di altro ignoto, con alcune “amplificazioni” effettuate con reagenti scaduti (è agli atti), fatto che, dice l’accusa, non inficia comunque il risultato, fatto che, dice la casa produttrice, è “a rischio” di creazione di profilazioni fallaci. Dunque apprendiamo che nei DNA ritrovati sul corpo ci sono altri ignoti… Che tali sono rimasti. Ci sono capelli e peli sul corpo che NON SONO di Bossetti, c’è il DNA della sua istruttrice sulle maniche del giubbotto, c’è il DNA di UOMO 1 e DONNA 1 sui guanti ma solo quello di Bossetti è stato preso in considerazione. Perché? Perché ritrovato sugli slip, ovvero sull’indumento vicino all’oggetto del desiderio perverso del “mostro”. Peraltro Yara non è stata violentata, non ci sono tracce di liquido seminale, non c’è segno di altro tipo di violenza sessuale. Bel mostro. L’esame del DNA, poi, non è più stato ripetuto nemmeno su richiesta legittima dell’imputato e della difesa né d’altronde si può rifare essendo esaurito (a detta della procura) il campione. Attorno a questo indizio (che NON PROVA UN ASSASSINIO) sono stati affiancati altri indizi creati ad hoc. Indizi. Bossetti è stato dipinto fin dall’inizio come pedofilo dedito a scaricare immagini e video dal contenuto scabroso e perverso, dalla personalità egocentrica (si faceva le lampade), mentitore seriale di natura, traditore e tradito. Ebbene dalle carte non risulta l’accesso a NESSUN SITO PEDOFILO, né esistono immagini o scaricamenti di siffatta provenienza. Accertamento effettuato dai periti della procura non della difesa. Nessuna ricerca a sfondo pedopornografico se non 5 “query” (cinque, temporalmente distanti tra loro. Un “pedofilo” una tantum) su google dal contenuto forse esecrabile ma non certo da mostro pedofilo, e probabilmente frutto delle ricerche del figlio allora tredicenne come Yara. Il famoso “filmato” del suo furgone bianco che gira attorno alla palestra è stato creato ad hoc su ordine della procura, montando diversi spezzoni di filmati delle telecamere presenti attorno alla palestra che comprendevano anche furgoni non appartenenti a Bossetti (o non identificabili con certezza), in orari diversi, probabilmente anche in giorni diversi. “È stato fatto per esigenze di comunicazione.” disse il carabiniere dei RIS al processo. Per influenzare l’opinione pubblica, invece dico io, ed in una unica direzione. Un filmato tarocco dunque, che non prova alcunché proprio per la sua falsità e neppure presente agli atti processuali, una fiction in pratica. Solo che qui c’è di mezzo la vita di un uomo. Non esiste nessun filmato che inquadri Yara che esce dalla palestra o che sale su un camioncino bianco. Non esiste nessuna prova né indizio che i due si conoscessero. Non coincide temporalmente l’aggancio dei telefonini di vittima e carnefice all’ antenna cellulare né coincide lo stesso settore di aggancio pur essendo l’antenna la stessa (una antenna copre settorialmente diverse aree intorno a sé). Tutte le ricostruzioni di come sia successo l’omicidio effettuate dalla procura sono pure invenzioni, pura fantasia, ipotesi che non hanno mai trovato riscontri pratici nella realtà. Non c’è un testimone che abbia visto o sentito. Vale la pena di ricordare tutti gli altri indizi “scartati” dalla procura perché NON PORTAVANO A BOSSETTI (capite l’assurdità? Non perché ininfluenti ai fini dell’accertamento della verità ma perchè non portavano alla pista dell’assassino “prescelto” dall’accusa), ad esempio la pista seguita dai cani molecolari. E lo scrivono pure in sentenza (primo grado): “l’utilizzo dei cani non apportava alcun risultato utile: se ne accenna in questa sede solo a scopo illustrativo delle indagini e per spiegare la scelta della Corte, trattandosi di accertamenti rivelatisi vani e non pertinenti la posizione dell’imputato Massimo Giuseppe Bossetti…”. I cani infatti portavano ad un cantiere di Mapello, non al campo di  Chignolo, dove fu trovata mesi dopo Yara. Tre cani diversi, non uno. Ripetutamente. E dentro al cantiere letteralmente “impazzivano”. La procura li ha semplicemente IGNORATI. Ricordiamoci di Fikri, il marocchino presunto colpevole che fu rilasciato. Lui lavorava in quel cantiere; ben 16 (sedici) furono le traduzioni, tutte diverse tra loro, delle sue conversazioni telefoniche! Ricordiamoci che per mesi gli analisti incaricati dalla procura usarono il DNA mitocondriale di Yara, alla ricerca della madre di Ignoto 1, convinti fosse quello di Ignoto 1. Errori, omissioni, tarocchi e soldi spesi. Tanti. Può un processo serio andare avanti con questi presupposti? L’unica prova, la prova regina ripeto, è quella del DNA e tale prova non si può rifare, eppure su di essa pendono tantissimi dubbi sia della difesa che di esperti genetisti. E’ il DNA di un mostro, ma non un mostro pedofilo ma un mostro “biologico” che non esiste in natura. Per questo Bossetti NON E’ IL COLPEVOLE. Non con queste “non prove”. Non con un UNICO dato di laboratorio irripetibile e non suffragato da altri pesanti indizi reali o fatti comprovati, ovvero oltre “ogni ragionevole dubbio”. In conclusione si trae la morale che in Italia chiunque può finire all’ergastolo per una ferrea convinzione di colpevolezza dell’apparato giudicante, trascendente la logica, il diritto e la scienza.

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