Bundansa ad Casalmagiùr

Il famoso detto “Bundansa ad Casalmagiùr” o, in cremonese “Bundansa de Casalmagiùr” viene solitamente usato sarcasticamente per definire un gesto di spilorceria. Secondo alcuni tale frase sarebbe citata nei proverbi di T. Tizzi e deriverebbe dai tempi della peste di Milano, quella del 1630. Pare infatti che i vari comuni limitrofi lombardi giurarono solennemente di inviare grandi quantità di vettovaglie ed altri generi di conforto utili alla sopravvivenza dei milanesi ma, quando arrivò la delegazione di Casalmaggiore, fu grande la sorpresa nel vedere un piccolo carretto con qualche gallina e qualche sacco di farina, segnando così Casalmaggiore con una scomoda eredità di avarizia congenita. Non so se questo fatto sia vero o meno però, nella precedente peste di S. Carlo, sempre a Milano, del 1576-77 Casalmaggiore si distinse invece per l’estrema generosità, tanto da essere citata nel libro “Notizie storico-patrie di Casalmaggiore scritte dal canonico Antonio Barili” del 1812 e liberamente consultabile su google libri.

A Pag. 51 troviamo infatti un breve resoconto relativo al dono di Casalmaggiore alla città di Milano, consistente in 100 carra di vino (il carra era una unità di misura di capacità dei liquidi).

da “Notizie storico-patrie di Casalmaggiore scritte dal canonico Antonio Barili”

Notizia ripresa, come si legge, ne “I cinque libri degl’ avvertimenti, ordini, gride et editti, fatti et osservati in Milano ne’ tempi sospettosi della peste, ne gli anni 1576 et 77”, anch’esso liberamente consultabile su google libri.

da ” I cinque libri degl’ avvertimenti, ordini, gride et editti, fatti et osservati in Milano ne’ tempi sospettosi della peste, ne gli anni 1576 et 77″

Successivamente Casalmaggiore inviò anche un migliaio di polli (o capponi) come riportato ne “La peste di Milano del 1630 libri cinque” a pag. 321 di Giuseppe Ripamonti del 1841 , lo trovate sempre su google libri.

…Poco dopo la stessa inviò un altro regalo di lieve entità ma gradito dai grandi per dar forze a bisognosi languenti mille polli che rinchiusi com’erano nelle gabbie mandaronsi  tosto alle capanne per distribuirli. Casale in tal modo sovvenne con munificenza e cortesia l’afflitta metropoli e ne ottenne la gratitudine...”

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